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Rolf-Ulrich Kaiser (nato a Buchow/Mark il 18 giugno 1943), dopo aver vissuto la giovinezza a
Osnabrück, città extracircondariale della Bassa Sassonia, vicina al confine con il Land della
Renania, si trasferì negli anni Sessanta nei pressi di Colonia per gli studi universitari di lingua e
letteratura tedesca, filosofia, sociologia e teoria drammatica. Più precisamente abitava a Bensberg,
quartiere a sud della municipalità di Bergisch Gladbach, confinante direttamente con la città di
Colonia. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, questa immensa città tedesca era
considerata la patria dello sperimentalismo in qualunque campo dell’arte: scrittura, architettura,
scultura, pittura, fino alla musica classico romantica e a quella elettronica.
Per Kaiser però il primo vero contatto con la musica avvenne a Calw nel 1964, grazie ad alcuni
piccoli festival folk nel Baden-Württemberg. Da quello stesso anno iniziò una passione che lo
avrebbe accompagnato per alcuni anni, quella per tutte le possibili declinazioni giovanili della
musica folk.
Come giornalista appassionato di musica inoltre, attento perlopiù alla realtà degli agitati giovani che
lo circondavano, visse tranquillamente il passaggio dal beat di stampo inglese, al rock psichedelico
proveniente dagli ambienti underground statunitensi e in quel contesto maturò l’idea di un grande
festival-raduno tedesco dedicato alla musica di protesta. Per questo scopo si attorniò di alcuni fedeli
collaboratori: il musicista di strada Bernd Witthüser, il giornalista d’origini polacche Henryk
Marcin Broder, i redattori della rivista musicale »Song« (Tom Schroeder e Martin Degenhardt) e
l’artista grafico appassionato di cabaret Reinhard Hippen.
Secondo il Kaiser-pensiero, riguardo ai raduni oceanici dedicati alla musica, vi era la necessità di
programmare dei contro-modelli. I vari festival musicali europei e statunitensi, che avvenivano con
frequenza quasi annuale fin dai primi anni Sessanta, servivano unicamente a certe élite di promotori
e al commercio, sotto forma di biglietti venduti, alcolici, cibo e merchandising, faccende non legate
alla diffusione di una nuova musica. Non si trattava perciò d’eventi nei quali le nuove generazioni
potessero realmente venire a contatto con novità musicali slegate dal “concetto di prodotto
commerciale”, con nuove esperienze audio-visuali e nemmeno con la celebrazione giovanile della
vita.
Il festival di Essen del 1968 fu dunque un primo ottimo test di prova nell’ambito della controcultura
europea; quello di Waldeck del 1969 un esempio nella progettazione.
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