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Sebbene l’avventura dell’Essener Songtage del 1968, nonché il laboratorio-seminario per il Festival
di Waldeck del 1969, furono a dir poco caotici, per Rolf-Ulrich Kaiser si erano già spalancate le
porte della »Westdeutscher Rundfunk Köln« (WDR), emittente radiotelevisiva pubblica nata nel
1956 nel Land tedesco della Renania Settentrionale-Vestfalia. Kaiser, con lo pseudonimo Fritz
Baas, era entrato infatti già dal 1968 nel team di lavoro del nuovo programma radiofonico
»Panoptikum«, il primo contenitore musicale di un certo spessore artistico dedicato totalmente ad
un pubblico giovanile.
Tra i più stretti collaboratori di Fritz Baas vi erano al tempo Henryk Marcin Broder, Martin
Degenhardt, Tom Schroeder e Rosa Pape (futura manager della cantante italiana Milva).
Parallelamente al suo impegno in »Panoptikum« e come organizzatore dei concorsi legati ai vari
festival musicali di Essen (»IEST«), Kaiser fu anche scrittore di libri e giornalista.
Alcuni dei suoi libri furono pubblicati da importanti case editrici, come la »Kiepenheuer & Witsch«
di Colonia e la »Econ Verlag« di Düsseldorf. Altri furono stampati in proprio attraverso delle
edizioni da lui stesso fondate, le »kinder der geburtstagspresse«, che si autodefinirono: “una super
casa editrice dedicata all’underground tedesco”.
Nel febbraio-marzo 1969 poi, con Marcin Broder, Reinhard Hippen e con il noto scrittore Fred
Viebahn, fondò anche una rivista dedicata alla controcultura e alla psichedelica: la »Po-Po-Po«
(»Zeitung für Pop & Politik & Pornographie«). Attraverso il sistema della vendita per
corrispondenza, questa offriva ai propri lettori alcune riviste musicali e pornografiche importate
dagli Stati Uniti, molto difficili da trovare all’epoca in Germania. Elevate somme di denaro Kaiser
le guadagnava al tempo con i giornali pornografici, importandoli dagli States per 25 centesimi e
rivendendoli per cinque Marchi e mezzo cadauno.
Per quanto riguarda invece l’impegno editoriale di Kaiser nel campo delle fanzine underground, si
osserva obbligatamente che la breve vita della »Po-Po-Po« si ritrovò racchiusa in un lasso
temporale distante da quello che aveva già visto in attività i giornalini rivoluzionari clandestini
come »Nobis Extra«, »Peng«, »Erster Berliner Wandzeitung«, »Linkeck«, »Total«, »Pro These« e
»Völkischen Beobachters«.
Quando nel 1966 nei circoli culturali e nelle università tedesche avevano cominciato a circolare le
prime riviste di protesta, i tribunali distrettuali si erano affrettati a confiscare le varie tirature di
stampa e ad incriminarne i responsabili per vari reati, compreso quello relativo alla distribuzione di
scritti definiti osceni o pericolosi. La cosa non aveva però fermato una larga schiera di giovani
editori e giornalisti autonomi uniti in collettivi redazionali. A Berlino erano infatti comparse decine
di pubblicazioni che, non essendo direttamente legate ai gruppi extraparlamentari, venivano lasciate
libere di circolare. Tra queste le più importanti e note, tutte di estrema sinistra, erano: »883«,
»Charlie Kaputt«, »Demonstrazza« e »Radikalinski«.
Vi erano anche riviste pubblicate in maniera quasi artigianale che si occupavano elegantemente di
letteratura, cinema, musica, arte in genere e in maniera indiretta di politica. Fu tra queste che il
“contro-giornale” autonomo »Po-Po-Po« si era collocato, anche se le strizzate d’occhio all’hashish
erano parecchie e tra un gruppo rock d’avanguardia ed un puzzle psichedelico, non disdegnava
argomenti critici, come ad esempio la “tattica di guerriglia contro la polizia” e le “linee guida per
resistere durante i soggiorni in prigione”.
Questo tipo di pubblicazioni, distribuite perlopiù per strada o vendute a pochi pfennig anche dai
circoli culturali e dalle librerie politiche anti-sistema, facevano tendenza all’epoca in tutte le grosse
città della Germania Federale. Si trattava perlopiù di libercoli che cercavano di svincolarsi dalla
canonica vendita nelle edicole e nelle librerie collegate alla grossa distribuzione. Importante
ricordare che la redazione della »Po-Po-Po«, che aveva sede a Colonia, non subì mai la confisca di
copie o la perquisizione domiciliare, sebbene qualche problema con le autorità ci fu, soprattutto per
la distribuzione del materiale pornografico.
Kaiser era stato piuttosto furbo in tal senso e oltre a rifiutare qualsiasi annuncio pubblicitario
proveniente dalla sinistra radicale, aveva creato per gli abbonamenti una casella postale sicura, la
numero 178, ubicata nei pressi della stazione ferroviaria di Colonia.
Ad ogni modo il giornale di Kaiser & Company non sopravvisse più di un anno a causa dell’assenza
di un gruppo allargato di lavoro e quindi di un sistema di mutuo soccorso. La rivista partecipò
comunque alla Fiera del libro di Berlino del 1968, assieme ad altri gruppi editoriali clandestini
capitanati dalla »Ça Ira«, una fazione politica che stampava anch’essa un giornale anarchico in un
curioso formato poster e che era stata in passato legata ad un club underground berlinese. In quella
sede venne lanciato un appello a tutti gli editori underground tedeschi per la creazione di una fiera
alternativa dedicata unicamente alla stampa di protesta.
Come spesso accadeva a quell’epoca la polizia era intervenuta disperdendo il gruppo di giornalisti
non autorizzati, mentre il 10 di novembre di quello stesso anno gli editori clandestini di Berlino
annunciarono la fondazione di un proprio sindacato. Lo scopo comune era quello di trovare un
sistema di distribuzione e la costruzione di una tipografia sindacale, garantendo in qualsiasi modo
ad ogni gruppo l’indipendenza politica e programmatica.
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