*** Ohr Story #7 *** 

Trip #7: FREE MUSIK

Un filone che Rolf-Ulrich Kaiser tenne inizialmente in grande considerazione fu quello della produzione musicale spontanea delle comuni. Egli dichiarò in più occasioni la sua fascinazione per il naturale e spontaneo disordine mostrato negli happening di quei circoli intellettuali. Un bel colpo lo mise a segno in questo genere d’arte pubblicando delle fresche registrazioni degli Amon Düül, espressione idilliaca di una comune di uomini, donne, bambini ed animali che utilizzava la performance musicale come momento di condivisione ed interscambio collettivo.
Questa comune si era formata a Monaco di Baviera nel Sessantotto e già prima del mese di settembre di quello stesso anno, quindi prima della loro stravagante ed incompresa esibizione all’ »Internationalen Essener Songtage«, l’originale formazione si era scissa in due gruppi distinti: Amon Düül e Amon Düül II. Entrambi avevano prodotto le loro prime canzoni per l’industria discografica nella primavera del 1969. La Comune Amon Düül si era ritirata poi in una piccola casetta alla periferia di Monaco vivendo in sintonia a quella che era una loro naturale propensione per la scena artistica underground e per una musica totalmente spontanea, mentre il gruppo Amon Düül II si indirizzò quasi da subito verso produzioni più commerciali.
Quella delle due che si autodefiniva una formazione “libera” era logicamente quella capitanata da Helge Felenda, Klaus Esser e Reiner Bauer, nella pratica il cuore della comune artistica originale. Appartengono sempre al genere della libera improvvisazione, con ampio utilizzo di rumori naturali e strumentazione rudimentale, anche gli Anima della coppia Paul e Limpe Fuchs che, rifiutando la vita moderna e vivendo in una millenaria fattoria, giravano il paese con un trattore e un carrozzone per i loro spettacoli di musica sperimentale. Da citare, su quella stessa falsariga, anche i Limbus, un collettivo interessante ma dall’esistenza tormentata, che al contrario degli Anima con il disco per la Ohr terminarono la loro parabola musicale.
In realtà, molta della musica dei gruppi tedeschi del tempo si basava sulla libera improvvisazione e molto spesso coinvolgeva direttamente gli ascoltatori durante i concerti, come già si usava nell’art performance. Così il pubblico era invitato addirittura ad intervenire liberamente con strumenti ritmici o con piccoli fiati. Tutto ciò faceva parte di quella funzione pedagogica tanto cara ad esempio all’ensemble Annexus Quam, quando questo complesso d’artisti multistrato si faceva ancora chiamare Ambition in Music.
Ciò che molti artisti tedeschi miravano a quell’epoca (musicisti, teatranti e scrittori) era la liberazione dello spettatore dal giudizio preconfezionato e dettato dagli stili dell’arte di consumo, sperando così di giungere a quella naturale e fine lucidità spesso celata nell’intimo di ogni essere umano. Probabilmente era per questo che sempre più spesso, durante le performance dal vivo, i gruppi e le formazioni più sperimentali tendevano a coinvolgere lo spettatore, parlando esplicitamente della loro opera, quasi si trattasse di puri esercizi di sensibilizzazione.





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