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Anche i Missus Beastly avrebbero dovuto apparire con un proprio lavoro all’interno del catalogo
Ohr, cosa che per svariati motivi non avvenne. Pochi sono a conoscenza del fatto che il loro album
di debutto, pubblicato nel 1970 dall’etichetta cooperativa »CPM«, possiede un originale artwork
realizzato da Reinhard Hippen mentre la produzione è riconducibile allo stesso Rolf-Ulrich Kaiser.
La »Progressive Artist’s Cooperative Record Production« (CPM), misteriosa etichetta che aveva già
pubblicato dei long playing dei Limbus e dei Checkpoint Charlie, era stata un’idea discografica di
Tom Schroeder e di Kaiser.
Per quanto concerne i Missus Beastly, Kaiser li aveva scovati nel marzo del 1970 al primo Festival
Pop & Blues di Amburgo ed era rimasto piuttosto sconvolto dal modo in cui la band era stata
trattata dall’organizzazione. Una bizzarra vicenda fu quella che riguardò in quell’occasione proprio
questa band.
Pur ingaggiati e presenti in cartellone, non avevano potuto esibirsi. Erano stati lasciati a bordo palco
proprio dall’organizzatore dell’evento, preferendo a loro altre formazioni provenienti
dall’Inghilterra. Alle prime luci dell’alba i Missus Beastly pretendevano di essere ugualmente e
giustamente retribuiti con quello che era stato il misero compenso pattuito: 300 Marchi. Da non
molto lontano Kaiser stava osservando quell’impietosa scena e uno degli organizzatori, accortosi
della sua presenza, consegnò al gruppo 60 Marchi d’anticipo, l’addetto alle finanze dell’evento
sarebbe tornato infatti l’indomani a mezzogiorno per saldare il conto con la band.
Il 1970 era stato l’anno nel quale in tutta la Germania erano apparsi come funghi una moltitudine di
agenti che si atteggiavano a manager di successo, in realtà non erano altro che ragazzotti che
prendendo a prestito del denaro cercavano di raddoppiarne il valore organizzando nei fine settimana
un gran numero di scalcinati se non improbabili festival pop. Decine di quegli eventi avevano
invaso così le piccole e le grandi città tedesche. Dietro a tutto ciò si nascondevano imbrogli sul
prezzo dei biglietti, sistemi d’amplificazione da terzo mondo e gruppi stranieri che venivano
annunciati, non per le esibizioni, ma per far affluire ed ingannare il pubblico.
Quella prima ondata d’eventi, gestiti in maniera altamente dilettantesca, aveva lasciato dietro di sé
gruppi musicali nati e sciolti nel giro di poco, persi per sempre tra un bad trip o una dose d’eroina,
ridotti a suonare gratuitamente nel migliore dei casi.
Per quanto possibile, dopo Waldeck Rolf-Ulrich Kaiser procedette dedicandosi nel portare
all’attenzione degli uffici della »Hansa« e al distributore »Metronome« un numero crescente di
proposte musicali. Avrebbe voluto produrre tanti altri artisti che però, per svariate cause, non
trovarono posto nei cataloghi Ohr e Pilz.
Comunque sia, tra le band prodotte dalla Ohr si trovavano ugualmente delle realtà di primissimo
ordine, come ad esempio i Tangerine Dream, i Guru Guru, i Birth Control e gli Ash Ra Tempel.
Parallelamente però, nella batteria della giovane etichetta apparivano proposte decisamente più
ostiche per il grande pubblico. Ben presto si palesò il fatto che gli album che si vendevano meglio
andavano a compensare le perdite che i produttori esecutivi subivano a causa dei nomi più
sconosciuti e delle produzioni estremamente sperimentali. Questo fu uno dei motivi per cui il
distributore »Metronome« si era messo ad un certo punto di traverso (già dalla primavera del 1971)
tentando di frenare il fare compulsivo di Kaiser.
Fu dunque a quel punto che, sempre grazie a Peter Meisel, si riuscì a trovare un secondo canale di
distribuzione per le produzioni originariamente ideate per la Ohr: la »BASF« (Badische Anilin und
Soda-Fabrik).
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