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Nel frattempo altre proposte musicali marchiate Ohr continuarono ad uscire con una certa lentezza
ma con costanza. L’importante amministratore delegato della »Hansa«, Hans-Eberhard Blume,
contrariato dal molto denaro speso per le promozioni nazionali ed estere da Rolf-Ulrich Kaiser
(»Rolling Stone« docet), cercò di convincere Peter Meisel a sfilarsi da tutti i progetti
dell’intraprendente produttore delegato Kaiser.
Meisel tuttavia non gli diede ascolto. Chi accettò invece i consigli di Blume, ormai divenuto un
acerrimo nemico personale di Kaiser, furono due importanti figure del direttivo Ohr: Günter Körber
e Bruno Wendel. Questi due abbandonarono la Ohr per fondare l’etichetta »Brain«, casa di
produzione che sfilò da subito alla scuderia di Kaiser il disegnatore di copertine Heinz Dofflein, la
rock band dei Guru Guru e qualche anno dopo Klaus Schulze, Tangerine Dream e Popol Vuh. Una
nota curiosa a questo proposito riguarda Bruno Wendel che, a quanto pare, finì per fare una fine
abbastanza similare a quella di Kaiser, sparendo letteralmente nel nulla.
A proposito di Blume, questi si era all’epoca scagliato non soltanto contro Kaiser ma anche contro
la sua fidanzata, Gille (Gisila) Lettmann, classe 1950.
Già da un po’ di tempo infatti, per la buona realizzazione di tutte le proposte della Ohr & Pilz
Musikproduktion, era entrata in scena anche questa strana ma affascinante ragazza.
Gille Lettmann aveva studiato design tessile a Colonia; era esuberante, ambiziosa e piena d’idee
stravaganti. Kaiser l’aveva conosciuta durante una riunione redazionale per il programma
radiofonico »Panoptikum«. La stessa aveva vissuto precedentemente una breve relazione con il noto
giornalista ed autore della »WDR« Hubert Maessen, ma più che l’amore Gille inseguiva la passione
per la musica e la cultura tout court. In Kaiser trovò ciò di cui aveva bisogno.
Un po’ alla volta Gille cominciò a ritagliarsi un ruolo sempre più decisivo all’interno della Ohr. Lei
e Kaiser tendevano a guidarsi l’uno con l’alto e come grilli ubriachi si muovevano da una idea
all’altra, da un progetto al successivo.
Per il lancio di alcune produzioni, la Lettmann avrebbe anche disegnato e fatto produrre una serie di
costumi che sarebbero stati indossati per le foto promozionali da lei, da Kaiser, da tutto il gruppo
dei Wallenstein e a dire il vero da pochi altri musicisti.
Come disegnatrice di moda Gille provava senza successo a creare un proprio marchio e a cercare un
mercato per i propri tubini forati. Si era fatta fotografare più volte mentre indossava le proprie
creazioni che, come si dice in gergo, non erano malaccio, ma sfortunatamente senza successo.
Quelle stesse foto erano state anche spedite a varie riviste, come ad esempio a »Jasmin«: il più noto
periodico femminile tedesco di moda.
Quello che sconcertava non erano tanto le creazioni, tutte molto belle e moderne per l’epoca, ma le
note che accompagnavano le immagini. In queste si parlava di una giovane stilista tedesca già
affermata, che aveva vinto dei premi nel settore dell’abbigliamento e che i suoi modelli fossero già
stati venduti in quantità a dir poco esagerate. Il millantato successo nel campo della moda
nascondeva in realtà una profonda frustrazione, questo perché di modelli la Lettmann non ne
vendette poi molti.
Un minimo di successo nel campo della moda sarebbe arrivato per la Lettmann nel 1973 quando il
giornale »Der Spiegel« scrisse che Rolf-Ulrich Kaiser e Gille Lettmann indossavano ora “bellissimi
abiti fatti di velluto e lattice, con paillettes argentate e vari tipi di lustrini” e nel 1974, grazie ad una
serie di giubbini unisex prodotti e commercializzati da Sternenmädchen (Gille Lettmann) per conto
della rivista tedesca per ragazzi »Bravo«.
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